La campagna

Io Sono Io Voto è una campagna nazionale promossa dalle realtà che in Italia si occupano del riconoscimento dei diritti delle persone transgender per l’ottenimento di seggi elettorali accessibili, inclusivi e rispettosi per le identità Trans*. Facciamo appello al Ministero degli Interni e alla Presidenza del Consiglio dei Ministri per cambiare le procedure di voto previste dall’Art. 5 del DPR n° 223 del 20 marzo 1967 che ad oggi rappresentano una limitazione all’esercizio del diritto di voto per migliaia di persone transgender e non binarie costringendole a coming out forzati.

Art. 5 del D.P.R. 20 marzo 1967, n. 223.

Legge 7 ottobre 1947, n. 1058, art. 4, comma 1 e 2, e legge 22 gennaio 1966, n. 1, art. 4, commi 1 e 2

“Le liste elettorali, distinte per uomini e donne, sono compilate in ordine alfabetico in doppio esemplare, e indicano per ogni iscritto:

 

a) il cognome e nome e, per le donne coniugate o vedove, anche il cognome del marito;

b) il luogo e la data di nascita;

c) il numero, la parte e la serie dell’atto di nascita;

d) ((LETTERA SOPPRESSA DAL D.LGS. 30 GIUGNO 2003, N.196));

e) ((LETTERA SOPPRESSA DAL D.LGS. 30 GIUGNO 2003, N.196));

f) l’abitazione.

 

Esse debbono essere autenticate, mediante sottoscrizione, dall’Ufficiale elettorale. Nel caso in cui l’Ufficiale elettorale è la Commissione elettorale comunale le liste elettorali devono essere autenticate, mediante sottoscrizione, dal presidente della medesima Commissione e dal segretario.”

Una barriera nell’accesso al Voto

Le attuali procedure di accesso ai seggi elettorali non tengono conto della complessità delle vite delle persone transgender. Migliaia di persone aventi diritto al voto in questo momento in Italia non sono in possesso di documenti conformi alla propria identità, questo a causa dell’ormai obsoleta legge 164 del 1982 che regola in Italia il processo di rettifica anagrafica dei documenti e richiede alle persone lunghi tempi della burocrazia nei tribunali italiani per poter ottenere un documento che le riconosca nei propri rapporti sociali quotidiani.

Essendo espressamente richiesto di collocarsi in una lista, fila o presso un registro “distinto per uomini e donne”, a seconda del mero sesso anagrafico indicato sul documento, si costringono di fatto le persone transgender a violare la propria privacy in pubblici contesti non preparati ad accogliere un coming out, con l’evidente risultato di comprometterne la partecipazione democratica alla vita pubblica.

Secondo i dati del TMM Trans Murder Monitoring di TGEU – Transgender European Network l’Italia da anni si posiziona tra i primi paesi in Europa alla pari della Turchia per il numero di crimini d’odio nei confronti delle persone transgender, anche l’ultimo report di ILGA Europe – International Lesbian Gay Association conferma che l’Italia è scivolata al 35° posto nella Rainbow Map che traccia episodi di omo-lesbo-bi-transnegatività.

Costringere la comunità trans a coming out forzati in ambienti non preparati ad accoglierli, significa esporre le persone alla non remota possibilità di divenire bersaglio di ostilità, discriminazioni e violenza in virtù della propria identità di genere.

Cosa puoi fare?

Puoi attivarti come volontariə rendendoti disponibile ad accompagnare persone trans* ai seggi e invitando i tuoi contatti a firmare la petizione.